giovedì 13 ottobre 2011

Il liceo non finisce mica a 18 anni.

8 ore gomito a gomito con le stesse persone tutti i sacrosantissimi giorni della settimana, ronzii di computer e e stampanti, telefoni che squillano, odore di caffè..

Di che cosa sto parlando?

Dell'ufficio.
Che, come sto notando, è un po' come il liceo dei grandi.

Si potrebbe pensare che intorno ai 30 anni gli sbalzi ormonali siano più o meno finiti come pure le invidie per la bellona di 3B o il nerd carino, ma simpatico con la media del 9.

Si suppone che il cervello di un essere umano adulto sappia comprendere la differenza fra una critica costruttiva e un insulto, fra un riconoscimento dato perché meritato e una leccata di *bibiribiiiip* e via discorrendo.
Come ho detto, si potrebbe.

E invece no.

Perché persone grandi e vaccinate pare che provino gusto a farsi lo sgambetto, a metterti in cattiva luce davanti al capo - "Ahhhh è così? Ma io non avevo capito, mi avevano detto proprio tutto il contrario...
E così ci si ritrova costretti a fare un preambolo di 20 minuti condito da vari complimenti prima di poter chiedere una modifica dell'operato di un collega per evitare che si offenda, a non mettersi eccessivamente in mostra perché se no vieni bollato come "quello-che-se-la-tira-e-io-con-te-non-collaboro-manco-morto", eccetera, eccetera, eccetera.

Per fortuna i compagni colleghi simpatici non mancano ed è questo, insieme alla passione per ciò che si fa a consentirti di arrivare in ufficio col sorriso sulle labbra.

Perché, siamo sinceri,  l'alternativa sarebbe ritrovarsi a parlare con le proprie Hawaianas come la mitica Wonder. Che infatti vorrebbe tanto smettere.



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