martedì 11 ottobre 2011

Apologia del cambiamento



Quando diciamo cose come: "le persone non cambiano" facciamo impazzire gli scienziati. Perchè il cambiamento è letteralmente l'unica costante di tutta la scienza. Energia. Materia. Cambia di continuo. Mutare. Unirsi. Crescere. Morire. E' il modo ini cui le persone cercano di non cambiare che è innaturale. Il modo in cui ci aggrappiamo a com'erano le cose invece di lasciare che siano quello che sono. Il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di crearne di nuovi. Il modo in cui ci ostiniamo a credere, nonostante ogni prova scientifica, che tutte le cose della vita siano permanenti. Il cambiamento è costante. Come rapportarsi al cambiamento, è compito nostro. Può sembrarci di morire. O può sembrarci come una seconda possibilità nella vita. Se apriamo le nostre dita, lasciamo andare la presa, andiamo avanti, può essere come pura adrenalina. Come se in qualsiasi momento potessimo avere un'altra vita. Come se in qualsiasi momento potessimo rinascere...


La prima volta che ho ascoltato queste parole ne sono rimasta molto colpita. Ok, forse la seconda, all'inizio ero troppo presa dalla scena del matrimonio fra Cristina e Owen, ma vabbeh, sto divagando.


Comunque.


Come facciamo a dimenticarci di questa piccola, semplicissima verità?
Quando andiamo in crisi perché le cose non stanno andando come avremmo previsto dovremmo ricordarci questo: l'essere umano è geneticamente portato al cambiamento. E' insito nel suo dna.
Molti dei problemi e degli ostacoli che ci si parano davanti sono creati dalla nostra volontà di volerci attaccare a qualcosa di permanente. Al fatto di volerci creare solo un paio di alternative possibili.


Ricordo ancora una cosa che ho detto quando avevo 21 anni in risposta alla domanda "Che cosa vuoi fare da grande?"


"Ci sono due possibilità" - ebbene si, sono partita convinta - "sarò interprete o attrice di teatro. Sarò single o con qualche storiella svolazzante e girerò il mondo".


Ne avessi azzeccata una.


Eppure sono felice. Mi ricordo anche la crisi che ho avuto prima di sposarmi però. O anche prima di scegliere la facoltà universitaria se è per questo.
Ho sempre avuto paura di scegliere la strada sbagliata, di incastrarmi in situazioni non mie da cui non mi sarei potuta più tirare indietro. La sicurezza di fare la scelta giusta al 100% non ci sarà mai, ma la paura non deve bloccarci. E, col senno di poi, sono sempre più convinta che un pizzico di sana incoscienza sia fondamentale nelle scelte che abbiamo intenzione di prendere. Più importanti sono e meglio è.


Il cambiamento è costante dunque.
Che faccio, me lo metto come promemoria ricorrente su Outlook?



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