lunedì 24 novembre 2014

Vacanza. Per davvero!

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This is it. Dopo praticamente un anno e mezzo, io e Marito abbiamo lasciato Pingu ai nonni e ci siamo presi una piccolissima vacanza dal ruolo di genitori.
Che vuol dire che siamo stati via un weekend. Neanche 48 ore.

Eppure avevo un'euforia addosso che neanche ai primi appuntamenti quando avevo 15 anni.

Viaggiare in macchina senza doversi contorcere verso il sedile posteriore ogni 5 minuti sventolando pupazzi e facendo vocette stridule per distrarre il Very Important Passenger?

Fermarsi all'Autogrill in scioltezza, senza tirare fuori, in ordine sparso, nano urlante, passeggino e ammeniccoli vari?

Ridere ad alto volume senza preoccuparsi di svegliarlo?

Sedersi a tavola e gustare effettivamente il cibo  senza rincorrere 80 centimetri di tornado evitando che abbatta il ristorante?

Dormire finché se ne ha voglia?

Una doccia più lunga di 5 minuti + il tempo per creme, oli e magari pure lo smalto sulle unghie?

Ma soprattutto è stato bellissimo ritrovarsi in due, come all'inizio a fare gli scemi e a ricordarci che cosa ci ha fatto innamorare all'inizio.

Ovviamente Pingu ci ha accolto al nostro ritorno con una tosse da camionista, in modalità molesta e bavosa per colpa degli ultimi denti maledetti in uscita e oggi in ufficio...beh, lasciamo perdere.

In fondo ci aspettavamo il conguaglio, no?

venerdì 21 novembre 2014

Giudizio.

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Le mamme ne sono sottoposte ogni singolo giorno, più o meno da che iniziano a diffondere la notizia della gravidanza.
"Ma come, guidi? Sei pazza, è pericoloso!"
"Fai sport? Ma devi stare riguardata!"
"Come sarebbe che ti sei scofanata un pacco di biscotti alle 5 del mattino? Lo sanno tutti che bisogna osservare una dieta bilanciata, altrimenti come tornerai in forma?".

Una volta venuto al mondo Esserino, si assiste ad un fenomeno di grande portata scientifica: in men che non si dica, la neomamma si trova circondata da pediatri, puericultori, educatori e tuttologi. Tutti pronti a dare aria ai denti a dare preziosi consigli. Bello eh?
Già.
Il bello dei consigli sarebbe che uno possa anche sentirsi libero di non seguirli.
"Dici che il vestito viola mi dona? Peccato che mi veda come la sorella brutta di Morticia. Opterò per il modello verde."
Fine, amici come prima.

Da mamme no. Non solo bisogna far finta di ascoltare il prezioso suggerimento non richiesto, ma non azzardatevi a non seguirlo! 
Ma come? Io mi faccio in quattro per te, per spiegarti come si deve fare e tu, piccola stronza ingrata, osi avere un'altra opinione? Hai l'ardire di agire diversamente? Come ti permetti?

E sapete qual è la cosa più triste? Che questi giudizi così taglienti, nel 90% dei casi, vengono da altre mamme. Spesso pure nostre coetanee. Gente che ci è passata come noi. Che dovrebbe sapere quanto è difficile riuscire a trovare un minimo equilibrio e, magari, mantenerlo per più di cinque minuti. Che dovrebbe capire l'importanza fondamentale di una voce amica, di qualcuno che ti aiuti a restare nei binari anche quando tutto ti sembra nero e l'unico tuo pensiero è: "Maledetta me che ho deciso di trombare quella sera là. "

Invece pare sia più figo puntare il dito nei confronti di atteggiamenti e pensieri diversi dai nostri, per paura, desiderio di farci vedere come le migliori, noia, desiderio di rompere le scatole o chissà che altro. 

Quando a volte, per stare bene, basterebbe solo un "Ehi, è tutto ok. Va tutto bene. Stai facendo bene".

domenica 27 luglio 2014

Luglio - aka: credo di aver bisogno di Lourdes


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Mi è stato ripetuto tutto l'inverno: "Si, adesso è dura, ma con l'estate vedrai che si ammalerà di meno e tu avrai meno sbattimenti fra nido e lavoro".
E' una gufata colossale. 

A fine giugno è arrivata la tonsillite. Faringo-tonsillite a placche per essere precisi.
Solita trafila di antibiotico, fermenti lattici, mutuo alla baby sitter e sfilza di commenti di questo tipo, da parte di madre, pediatra, baby sitter e conoscenti misti:

"Eh, certo, lo mandi al nido..." Al lavoro con me la vedo dura e per il campo scout mi sembra un po' prematuro. Di grazia, dove dovrei lasciarlo?
"Povero, ancora antibiotico? Sai che tutte queste medicine non gli fanno bene." Si, ancora antibiotico, visto che lo fa guarire. Mi preoccuperò dell'eventuale farmaco resistenza a tempo debito. E' una medicina, non veleno per topi.
"Però potresti restare a casa..." Si, potrei. Potrei pure vedere i miei colleghi ballare sopra le mie ceneri e trovarmi a fare fotocopie al mio rientro, visto che per le mamme che lavorano non c'è pietà. E poi, se resto 24 ore su 24 col nano, potrebbero scattare istinti suicidi.
"Certo che ti si ammala in continuazione!" Lo so, lo so, LO SO!!! E non so cosa farci!
"Ancora malato? Ma che cosa gli avete fatto?" L'abbiamo lasciato nudo in mezzo alla neve per nostro diletto, volevamo vedere dopo quanto tempo sarebbe diventato blu. La volta dopo gli abbiamo sparato addosso un po' di germi misti, così per gradire. (Questa domanda viene da mia madre).

Poi, dopo 3 giorni dalla guarigione, sono arrivate delle chiazze sospette su tutto il corpo.
Tutti a dare pareri pseudo scientifici, nessuna soluzione di fatto.

Parallelamente, febbriciattola persistente.
Fatto esame delle urine (dico solo: sacchetto adesivo attaccato al pisello e qui mi fermo, lasciando spazio all'immaginazione), negativo.
Passa tutto da solo, ma intanto, chi ci perde le ore di sonno sono io.

Dopo qualche giorno di tranquillità relativa Pingu pensa bene di farsi cadere uno sgabello sul dito della mano con relativa perdita di unghia e tanto sangue in giro come nei peggio film splatter. O una scena del crimine di CSI.
Ne consegue un ameno sabato mattina passato fra 2 ospedali, visita di un pediatra e 3 chirurghi, lastra, un punto e marito sull'orlo dello svenimento alla vista del brandello di unghia penzolante.
Alla faccia del sesso forte.

In tutto questo, io andrei anche in ufficio che è diventato una specie di oasi di pace e serenità.

Mancano ancora 5 giorni alle ferie. E ho paura.

ps. è un post di lamentela e forte stanchezza. So che ci sono mamme che si sbattono il triplo di me, magari senza battere ciglio, con una forza d'animo incrollabile. A me va bene, sono fortunata. Solo che, certe volte, mi sembra proprio di essere sul ciglio di un precipizio.


martedì 10 giugno 2014

Happy birthday to you. To us.

Di quel giorno, ho ricordi sparsi.
La pioggia che ha iniziato a cadere all'arrivo al pronto soccorso. Il corridoio del blocco parto con tutte le porte arancioni. L'anestesista che dissertava con una collega sulle ricette del Bimby mentre mi faceva l'epidurale e io che mi ero un po' risentita perché "insomma, un po' di considerazione!".
Le due scatole di albicocche secche mangiate in mezz'ora.
La vasca riempita e mai usata. Le mie urla.
Tu, avvolto in una copertina azzurra e un'infermiera che si era preoccupata di avermela macchiata di sangue.
Il senso di onnipotenza che ho provato quando ti ho stretto fra le mie braccia.

E' passato un anno e io ancora non riesco a crederci.
Lentissimo e velocissimo allo stesso tempo. Intenso. Difficile. Meraviglioso.
Ora ti guardo e mi sembra di vedere un piccolo miracolo davanti a me e non riesco a capacitarmi di essere stata io a metterti al mondo.

Felice primo compleanno, piccolo Pingu.

domenica 16 febbraio 2014

Super donna? Super tonta!

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E' seriamente possibile che io sia stupida.
Quando è nato Pingu, mi ero ripromessa di non voler cadere nello stereotipo di Wonder Woman, della donna che segue il nano, la casa, lavora e, nei ritagli di tempo, magari cerca anche di darsi un tono.
La "faccio tutto io perché mio marito è un inetto".
Avevo giurato solennemente, anche perché - diciamocelo - è una fregatura. Finisce che ti sobbarchi tutto il lavoro che potresti intelligentemente dividere in parti più o meno uguali con lui.
Qualcosa deve essere andato storto.

Lasciamo stare i giorni infrasettimanali perché "tu lavori solo 6 ore, io invece 8/10, con degli sbattimenti chenonpuoicapire"
Certo, 6 ore in ufficio, 10 a casa che stupidamente non ti faccio pesare visto che immagino tu sia tanto stanco dopo l'ufficio.
Non tu che dopo l'ufficio esci per andare in palestra, alla bocciofila, al club delle figurine Panini o chissà dove perché "Ho bisogno di staccare". 
Stupida 2 volte che resto a casa.

Prendiamo un weekend a caso. Il fine settimana, da letteratura, è il momento dedicato al relax.
Pingu permettendo, ovvio. Se, ad esempio, siamo costretti alla clausura per l'ennesimo malessere di Esserino, per non arrivare al lunedì più stanchi di prima, ci diamo delle fasce orarie: io col nano 2 ore, tu le successive 2.
Anche qui, qualcosa non torna.

Perché quando tocca a me, Pingu me lo smazzo io al 100%, mentre lui si isola nel suo mondo fatato (e ci mancherebbe, abbiamo fatto un patto).
Poi, i ruoli si invertono.
Io mi ritrovo ad usare questo tempo per cucire un bottone che mi si è staccato dal cappotto una settimana prima, lavarmi i capelli e magari mettermi lo smalto. Ah e preparare l'occorrente per il nido per Pingu.

Ore 17: Passaggio dell'infante al padre. Io me ne vado in bagno, preparo shampoo, balsamo e accendo l'acqua.

17.03: Padre e figlio fanno il loro ingresso in bagno trionfanti fra strilli "Guaaaarda la mamma! La MAMMA!!" Il padre abbassa il nano vicino al mio collo e io sento un filo freddo di bava scorrere vicino all'orecchio.

Riesco a finire di lavarmi e pettinarmi, vado a cucire il bottone.

17.13: Il teatrino di cui sopra, senza saliva filante, si è ripetuto altre due volte. A nulla sono valsi i tentativi di infilarmi le cuffie per ascoltare la musica, di alzare la testa dopo due minuti, messaggio neanche troppo velato del tipo "Lo capisci o no che ho bisogno di un po' di tempo per gli assoluti stracazzi miei?".

17.22: Mi metto al tavolo per cercare di mettermi lo smalto. Pingu piange.
17.24: Pingu piange più forte. Cerco di non pensarci, in fondo è col padre, non fare l'ansiosa, lasciagli un po' di indipendenza.
17.26: Pingu urla. Mi alzo e, con la scusa di mettere via la boccetta di smalto, sbircio dalla porta.

Pingu è sdraiato in lacrime sulle di Lui gambe che, invece di consolarlo, guarda il suo maledetto iPhone per decidere la prossima mossa di scacchi.
Glielo faccio notare più o meno gentilmente (Porca di quella xxxxxx, tuo figlio piange, puoi dargli retta un minuto??) e lui altrettanto gentilmente risponde che ha tutto sotto controllo (Ho sentito che piange, non sta mica morendo!!).

17.28: Amore, ma guarda che ha fatto la cacca!!!! (Sai che novità. Sono 8 mesi che la fa. Non sei capace di cambiare un pannolino per i cavoli tuoi? No, evidentemente).

17.30: Pingu, che aveva sonno, è a letto che dorme.

Si è trattato di 30 minuti. Perché, perché non sono riuscita ad avere questo tempo tutto e solo per me?

Cosa faccio di sbagliato?

Succede solo a me?

Mi sento incredibilmente depressa.

sabato 18 gennaio 2014

Friday, bloody friday

Mi è stato insegnato che il venerdì 17 è una stupida superstizione, che le persone intelligenti non si fanno influenzare da queste cose, che è un giorno come un altro eccetera eccetera. Mi permetto di dissentire, almeno per questo singolo caso.
È cominciato tutto con il sacco della spazzatura pieno di pannolini che si rompe nel cortile di casa, con metà contenuto che si sparpaglia sul selciato bagnato. Già, perché ovviamente piove. 
Il tutto seguito da un'immersione fino alla caviglia in una pozzanghera perché davanti a casa mia, quando piove, si crea il fosso di Helm.
Ad ogni modo riesco a prendere l'autobus (solo 1 minuto di attesa, mai successo prima!), arrivo in ufficio e tutto è abbastanza tranquillo. 
Ho lavorato per due settimane di fila, è stato meno traumatico di quanto mi aspettassi, Pingu si è fatto due settimane intere di nido senza crollare. Ok, tecnicamente sono 9 giorni, ma stamattina è andato, stava bene, mi mancano 4 ore all'uscita. Posso quasi cantare vittoria.
DRIIIIIN! 
Sul display lampeggia il nome. Quel nome. No, per favore.
"Ciao cara, scusa il disturbo. Pingu sta continuando a fare la cacca, è il caso che tu lo venga a prendere subito. Ok? Ti aspettiamo, ciao!"

(Si, mi rendo conto che è imbarazzante. Sui blog di mamme la cacca è un'evergreen, volenti o nolenti. Un po' come il little black dress nei blog di moda. Ogni due per tre, tac! Ti si ripresenta).

Sono le 10.40. Piove fortissimo, l'autobus non arriva e la pediatra non mi risponde. 
Riesco a contattarla dal pullman, stranamente seduta, accanto a me due che declamano i fatti loro.
La mia telefonata, invece, si svolge più o meno come segue: la pediatra che mi elenca a macchinetta una serie di regole alimentari e farmaci i cui nomi importanti vengono puntualmente enunciati contemporaneamente a frenate brusche, clacson, altrui cellulari che squillano neanche li dovessero sentire entro 20 km. 
Io che, nel tentativo di prendere carta e penna per segnare tutto, rovescio il contenuto di metà borsa per terra e scendo due fermate più tardi perché devo finire la telefonata. Scendo come una disperata, con la penna in bocca, l'agenda in mano, la borsa tenuta per un mignolo e mi dirigo alla volta della farmacia. Dopo aver lasciato i soldi guadagnati con lo straordinario della domenica, vado al nido a prelevare il malato. 
Sono le 11.40. Pingu mangia a mezzogiorno e non ho niente di pronto per lui. Dovrei fargli del brodo di sole patate che mai sarà pronto in un quarto d'ora. Ok, mangerà il riso. Se butta giù la pastina ce la farà. 2 chicchi alla volta si riesce. 
Il pomeriggio passa più o meno tranquillo e, verso le 17, usciamo per ritirare in farmacia un latte artificiale apposta, che - sorpresa! - non sono riusciti a procurarsi. Faccio quindi il giro delle 5 farmacie di zona e niente. Mi resta l'ultima, la più fornita, ma dove non voglio andare perché c'è il farmacista più figo che abbia mai visto. Sulla trentina, sorriso smagliante, con le Converse borchiate. Lì ci si va per comprare un'aspirina, non certo un latte artificiale anti diarroico. No, no e poi no. 
Indovinate dove l'ho comprato alla fine? 

venerdì 15 novembre 2013

Vestiti (!!!!!) usciamo

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Le riconosci a distanza. Un esercito di mamme o nonne, passeggino munite che vagano per la città, a qualsiasi ora, per tanto, tantissimo tempo.
Dove vanno? Di norma, da nessuna parte. In rari casi, farmacia o spesa.
In realtà si esce per far passare la giornata, perché stare a casa con un pupo piangente e annoiato potrebbe portare abbastanza facilmente sull'orlo di una crisi di nervi.

Quindi, il motto, è: "Uscire, sempre e comunque, con qualsiasi tempo, il più possibile (se ci tieni alla tua salute mentale)".

Quindi, che vuoi che sia un po' di pioggia?
Prima di uscire, però, la sottoscritta si è messa a studiare dal balcone le varie mise delle portatrici di passeggino. Perché se è vero che il baby è avviluppato dentro uno scafandro di plastica che gli lascia libero giusto il naso, il problema siamo noi che abbiamo le due mani occupate.

Ho distinto 3 macro categorie:

La mamma che se ne frega: sprezzante delle intemperie gira solo con un mini spolverino, pure aperto, che tanto "Che mi faranno mai due gocce di pioggia?".

La mamma palombaro: indossa, dal basso, wellingtons di gomma dai colori più o meno improponibili, impermeabile alle caviglie e a collo alto con cappuccio e, per finire, cappello di gomma da pescatore. Si, tipo quello dell'aiutante di Capitan Findus. Unica parte del corpo scoperta, due mezzi mignoli, che impugnano saldamente il passeggino. Neanche stesse imperversando la tempesta perfetta.

La mamma chic: Scarpe e soprabito normali, l'ombrello elegantemente appoggiato ad una spalla, spinge il passeggino con una discreta grazia.

Trovando un po' eccessiva l'alternativa 1 per un verso, la 2 per l'altro (e poi mi manca il cappello di gomma, pezzo chiave del look), opto per la 3.

Peccato che l'ombrello sia in equilibrio assolutamente precario. Per farlo stare dritto bisogna camminare a piccoli passi, in punta di piedi e in linea retta. Basta un sali scendi dal marciapiede, la stronza adorabile vecchina che ti centra col suo parapioggia fiorato, il pupo che piange.
Rimettere l'ombrello in asse è impresa non da poco.
Senza contare che il polso, in posizione innaturale, inizia a pulsare dopo circa 10 minuti di strada.

Se le cose vanno avanti così, credo diventerò una che se ne frega molto presto.
O una palombaro chic. Devo solo trovare un impermeabile mantella, simile alla pubblicità di Chanel con Cappuccetto Rosso.
Oppure mi trasferisco dove non piove mai, ma la vedo un po' più difficile.

Indoviniamo com'è il tempo oggi? Ecco, appunto.