domenica 16 ottobre 2011

E' magia

Dopo una settimana di lavoro piuttosto intensa, io e lui abbiamo deciso di regalarci un weekend sui monti, in Valtellina.

E lì, in questo ristorantino nella piazza principale del paese, abbiamo gustato uno dei menu più gustosi che io mi ricordi.
Cibo semplice, ma buono. Buono con la B maiuscola.

Il tutto innaffiato da abbondante vino rosso e servizio cordiale.

In quel momento non pensavo a nient'altro. 
Eravamo solo io e lui e questi piatti meravigliosi che ci accarezzavano il palato.
Mi sentivo entusiasta come il topolino Remy in Ratatouille quando sperimenta il risultato dato dall'unione di più sapori.

Troppo poetica per un argomento del genere?

Forse. Ma vi parla una persona cresciuta in una specie di lager culinario.
Una vita in cui la cena di 5 anni di fila è stata a base di passato di verdura - che ad oggi non riesco più a mangiare - perché fa bene.
Un'esistenza fatta di frigorifero enorme in cui si trovavano solo 1 litro di latte, 2 uova, vasetti di Actimel e arance. E la dispensa non se la passava tanto meglio, credetemi.
Ogni minimo esperimento culinario (leggasi: sugo con cipolla e basilico) veniva accolto con dubbio entusiasmo e da reazioni del tipo "Uh, ma com'è pesante questo condimento, domani solo pesce bollito che mi rimane tutto sullo stomaco".

A fronte di tutto questo potete stupirvi se vado in visibilio totale per un piatto di pizzoccheri fatti a mano? O per un sorbetto di uva e grappa?

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