martedì 18 ottobre 2011

Run baby, run

Non sono mai stata un tipo particolarmente atletico.
Se escludiamo 3 anni di ginnastica ritmica, disciplina in cui ho iniziato a dare risultati semi accettabili dopo 2 anni e mezzo, non è che mi si possa definire una sportiva riuscita.

L'impegno magari ce lo metto anche, sono i risultati che mi fregano.
A scuola ero quella che, a ragione, veniva sempre scelta per ultima nella formazione delle squadre di pallavolo perché quando arrivava la palla anche palesemente diretta verso di me mi spostavo di corsa gridando "TUA!!!". Naturale poi che la squadra avversaria aveva gioco facile ad accanirsi sulla sottoscritta, ma questa è un'altra storia.

Ero quella che, al momento di scegliere la specialità per le gare obbligatorie di atletica leggera della scuola si sentiva dire dalla prof: "Alessandra vediamo... lancio del peso no, corsa di velocità no, resistenza neppure... non lo so, vuoi provare a fare salto in lungo?" Con la speranza che, dall'alto del mio metro e settantotto, riuscissi a saltare almeno il minimo sindacale. Speranza vana, sia chiaro.

Ero quella che arrivava sempre nell'ultimo foglio nelle gare di sci o di nuoto, ma che si ostinava a farle perché così si salta un giorno di scuola. Motivazione più che valida, non trovate?

Ma la cosa che odiavo di più in assoluto e che, puntualmente, mi si ripresentava davanti con una puntualità da far rabbrividire gli svizzeri, era il famigerato Test di Cooper. Quello per cui bisognava correre in cerchio sul bordo del campo di pallavolo/basket per 12 minuti se non ricordo male.
Io detestavo quel test. Lo odiavo con tutta me stessa.
Già dopo un minuto diventavo paonazza. Al minuto 2 e 45 mi sentivo il cuore in gola per poi dovermi fermare miseramente entro il terzo / quarto minuto di corsa sotto lo sguardo sconsolato della prof.
Non ce la facevo e non lo sopportavo. Ragion per cui, dopo il secondo test, ho giurato solennemente di non correre mai più se non per inseguire i mezzi pubblici.

Poi è successo che quest'anno mi sono iscritta in palestra. Una bellina, nuova di pacca con tutte le macchine nuove e lucide. E, ovviamente, c'erano anche loro: una schiera di 14 tapis roulant neri con una plancia di comando che neanche gli aerei militari più avanzati. E così, piano piano, ho iniziato a farci amicizia. Prima 10 minuti a velocità 6 che sono saliti a 15 fino a toccare una volta il picco dei 20 minuti a velocità 7.8. Praticamente un allenamento da Olimpiadi.
Oggi, forse complici i milioni di fatti miei che avevo in testa, quasi senza rendermene conto inserisco il famigerato parametro DURATA: 30 minuti; VELOCITA': 7.5.
Ipod nelle orecchie io corro, corro e corro, la mente si svuota, non penso a niente. E' una sensazione meravigliosa. Finché, al minuto 25, mi accorgo con orrore di aver praticamente smesso di respirare.
Fortunatamente sono riuscita a premere il pulsante di stop prima che fosse troppo tardi.

Ma comunque correre, quando ce la fai, è una cosa meravigliosa.

2 commenti:

  1. L'unica cosa a livello sportivo che mi è sempre riuscita bene è il nuoto. Devo riprenderlo!

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  2. Si, il nuoto! Anche a me piace moltissimo, ma l'idea di mettermi in costume in pieno inverno mi blocca :-|

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